L'espressione Anno Domini (abbreviata in AD) significa "Nell'anno del Signore" e viene utilizzata per denotare la numerazione degli anni a partire da quello in cui avrebbero avuto luogo l'Incarnazione e la Natività di Gesù Cristo.

   Anno Domini è abbreviazione sia della formula latina “annus ab Incarnatione Domini nostri Jesu Christi” (anno dall'Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo), sia della formula latina “annus a Nativitate Domini nostri Jesu Christi” (anno dalla Natività di nostro Signore Gesù Cristo).

   Tale sistema di numerazione degli anni secondo l'Anno Domini è attualmente dominante in molti paesi del mondo, sia per gli usi commerciali che per quelli scientifici. Da alcuni decenni, anzi, essa è lo standard di riferimento, riconosciuto da istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e l'Unione Postale Universale, le quali suggeriscono ai propri uffici di accompagnare anche tale datazione a qualsivoglia altra datazione scelta nell'estensione dei propri documenti.

   Gli anni successivi alla nascita di Gesù “post Christum natum” sono indicati anche con i sinonimi:
A.D. “Anno Domini”;
d.C. "dopo Cristo";
e.v. "era volgare”;
C.E. “Common Era” nei paesi di lingua inglese;
u. Z. "unserer Zeitrechnung” nella ex DDR.

   Quelli precedenti invece con i sinonimi:
a.C. "avanti Cristo";
a.e.v. "avanti era volgare";
B.C. “Before Christ” o B.C.E. “Before Common Era” nei paesi di lingua inglese;
v. u. Z. "vor unserer Zeitrechnung" nella ex DDR.

   Anche se l'espressione Anno Domini era in uso molto esteso dal IX secolo, la dizione "avanti Cristo" e sinonimi non fu molto diffusa fino al tardo XV secolo.

Calendario giuliano

   Il calendario giuliano è un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice massimo, nell'anno 46 a.C. .

   La riforma giuliana, in sostanza, riprendeva il calendario egizio riformato dal decreto di Canopo e fissava l'inizio dell'anno il 1º gennaio, mentre prima era il 1º marzo.

   I nomi dei mesi del calendario giuliano sono quelli derivanti dall'antico calendario romano, con alcune modifiche introdotte dagli imperatori:
1. Ianuarius: mese dedicato a Ianus (Giano), dio bifronte, che segnava simbolicamente il passaggio dall'anno precedente a quello successivo. Ianua in latino significa "porta", altro riferimento al cambiamento dell'anno.
2. Februarius: deriva dalla parola sabina februa che significa "purificazione", in questo mese si praticava la purificazione dei campi prima che venissero coltivati.
3. Martius: mese dedicato a Marte, dio della guerra.
4. Aprilis: si pensa che derivi dalla parola etrusca Apru e si riferisce ad Afrodite, cioè Venere.
5. Maius: dedicato a Maia, dea della fertilità, in questo mese si praticava un rituale mirato alla fertilità dei campi.
6. Iunius: dedicato alla dea Iuno, cioè Giunone.
7. Iulius: dedicato a Gaius Iulius Caesar, Giulio Cesare.
8. Augustus: dedicato a Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus, l'imperatore Ottaviano Augusto.
9. September: settimo mese dell'antico calendario di Romolo che vedeva marzo come primo mese.
10. October: ottavo mese del calendario di Romolo.
11. November: nono mese del calendario di Romolo.
12. December: decimo mese del calendario di Romolo.

   Il settimo mese (quintilis) fu dedicato a Giulio Cesare nel 44 a.C. per iniziativa di Marco Antonio, l'ottavo (sextilis) a Ottaviano Augusto nell'anno 8 a.C. (Lex Pacuvia de mense augusto). Alcuni testi datano il cambiamento di nome di agosto all’anno 26 o all’anno 23 a.C. ma la data della Lex Pacuvia è certa.

   Sebbene la settimana, composta appunto da sette giorni (lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica), già si trovasse nel calendario egizio, nell’anno 321 A.D. l'Imperatore Costantino la decretò definitivamente. Inoltre decretò che fosse la domenica (dies solis) giorno di riposo dedicato al Dio Sole, invece del sabato, tradizionale non solo per gli Ebrei ma anche per i gentili in quanto se Gesù Cristo fosse morto il sesto giorno della settimana ebraica, dovrebbe essere resuscitato la domenica.

   D'altro lato si soddisfaceva anche un'altra religione molto popolare: il culto di Mitra, dio dei patti e dell'amicizia nella religione persiana del periodo vedico che adorava il sole e il suo derivato Sol Invictus (Sole invincibile), da cui deriva l'associazione tra il sole e Gesù Cristo adoperata da Costantino per promuovere questa nuova, ma ai più sconosciuta, religione (il Cristianesimo).

   Il calendario giuliano fu da allora il calendario ufficiale di Roma e dei suoi domini; successivamente il suo uso si estese a tutti i Paesi d'Europa e d'America, man mano che venivano cristianizzati. Nell’anno 1582 A.D. è stato sostituito dal calendario gregoriano per decreto di papa Gregorio XIII; diverse nazioni tuttavia hanno continuato ad utilizzare il calendario giuliano, adeguandosi poi in tempi diversi tra il XVIII e il XX secolo. Alcune Chiese facenti parte della Chiesa ortodossa tuttora usano il calendario giuliano come proprio calendario liturgico. Il calendario giuliano è anche alla base del calendario berbero tradizionale del Nord Africa.

   Nel calendario giuliano si utilizzano gli anni bisestili per compensare il fatto che la durata dell'anno tropico (o anno solare) non è data da un numero intero di giorni. Il giorno in più si aggiunge dopo il 24 febbraio. Va ricordato che i romani avevano l'abitudine di contare i giorni mensili sottraendoli a determinate festività contando anche il giorno di partenza; quindi tra il 24 febbraio ed il 1º marzo ci sono appunto 6 giorni (24-25-26-27-28-1).

   Negli anni bisestili, con febbraio di 29 giorni, il giorno 24, che era "sexto die", sarebbe diventato "septimo die". Ma dato che "septimo die" era il giorno 23, non potendo chiamare il 24 "septimo die" lo chiamarono "bis sexto die". Di qui il nome di "anno bisestile".

   Sosigene stabilì che un anno ogni quattro fosse bisestile: in questo modo la durata media dell'anno giuliano risultava di 365 giorni e un quarto. Ne consegue che il calendario giuliano è ciclico ogni 4 anni equivalenti a 365×4+1=1.461 giorni; considerando anche i giorni della settimana, allora il calendario giuliano è ciclico ogni 1.461×7=10.227 giorni che equivalgono a 4×7=28 anni (questo perché 1.461 non è divisibile per 7). La differenza con l'anno tropico risulta così di soli 11 minuti e 14 secondi circa, una precisione molto accurata per l'epoca.

   Questa differenza, pari a circa un centesimo di giorno, si accumulava però col passare dei secoli, per cui la data d'inizio delle stagioni si spostava man mano all'indietro (si perdeva un giorno ogni 128 anni circa). Questo fenomeno era ben noto agli astronomi medievali; Dante vi accenna nella Divina Commedia: « Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch'è là giù negletta » (Paradiso XXVII, 142-143).

   Per questo motivo nell’anno 1582 A.D. fu introdotto il calendario gregoriano, che riduce l'errore a soli 26 secondi (un giorno ogni 3.323 anni circa).

   Dopo la nascita di Cristo sono bisestili gli anni il cui numero è divisibile per 4. Prima della nascita di Cristo, invece, non esisteva una regola fissa, dato che l'applicazione della norma era demandata discrezionalmente a decisioni politiche: fu infatti solo Ottaviano Augusto (8 a.C.) ad imporre definitivamente la cesarea determinazione delle annualità bisestili.

   Il primo anno bisestile fu il 45 a.C., anno in cui il nuovo calendario entrò in vigore. Questo è talvolta chiamato l'anno della confusione, in quanto si dovettero aggiungere 85 giorni per compensare gli errori accumulati in passato e riportare l'equinozio primaverile al 25 marzo. Allo scopo furono aggiunti due mesi fra novembre e dicembre, uno di 33 giorni e l'altro di 34 giorni.

   Questa confusione ebbe varie ripercussioni nei successivi 50 anni fino a circa l'8 A.D. . Infatti dopo la morte di Giulio Cesare (44 a.C.) si commisero vari errori facendo diventare bisestili alcuni anni che non lo dovevano essere e saltando quelli corretti. Fu poi Augusto nell'8 a.C. a sistemare l'errore ordinando che per un certo numero di anni non ci fossero più anni bisestili.

   Non vi è unanimità di vedute riguardo quali anni siano effettivamente stati bisestili prima del riordino augusteo; un'ipotesi semplice prevede che essi siano stati 45 a.C., 42 a.C., 39 a.C., 36 a.C.,33 a.C., 30 a.C., 27 a.C., 24 a.C., 21 a.C., 18 a.C., 15 a.C., 12 a.C., 9 a.C. e 8 A.D. (saltando gli anni bisestili 5 a.C., 1 a.C. e 4 A.D.). Sarebbe cioè stata fraintesa l'indicazione di inserire un anno bisestile ogni tre anni normali, inserendolo invece ogni tre anni compreso quello bisestile (cioè uno ogni tre invece che uno ogni quattro).

Dionysius Exiguus (Fondatore della cronologia storica generale)

   A partire dalla fine del periodo repubblicano (anno 46 a.C.), il calendario giuliano enumerò gli anni dalla fondazione della città di Roma (Ab Urbe Condita) fino al periodo cristiano successivo all’Imperatore Costantino.

   Nell’anno 525, Dionigi il Piccolo (in latino: Dionysius Exiguus), un dotto monaco originario della Scizia, che visse a Roma tra la fine del V e l'inizio del VI secolo, sviluppò i calcoli cronografici alla base del sistema dell'Anno Domini (la cosiddetta era cristiana).

    Egli ricevette, dal cancelliere papale, l'incarico di elaborare un metodo matematico per prevedere la data della Pasqua in base alla regola adottata dal Concilio di Nicea (chiamata anche "regola alessandrina").

  Dionigi trovò che nel calendario giuliano, che vigeva all'epoca, le date della Pasqua si ripetono ciclicamente ogni 532 anni, e compilò una tabella (di seguito riportata in stralcio) che conteneva l'elenco delle date lungo tutta la durata di tale ciclo:

  A       B      C       D    E          F                  G            H
532   10   nulla    4   17   5 Aprilis       11 Aprilis     20
533   11     11      5   18   25 Martius   27 Martius    16
534   12     22      6   19   13 Aprilis     16 Aprilis     17
… … … … … … … …
dove:
A = anno di calendario;
B = numero di indictio;
C = epatta;
D = concorrente;
E = numero di ciclo di luna;
F = data della luna piena pasquale alessandrina;
G = data della domenica pasquale alessandrina;
H = età della luna alla data della domenica pasquale alessandrina.

   La tabella di Dionigi venne adottata ufficialmente e fu usata dalla Chiesa cattolica fino alla riforma gregoriana, avvenuta nell’anno 1582, mentre la Chiesa ortodossa, che non ha aderito alla riforma, la usa tuttora.

   Nel compilare la sua tabella delle date di Pasqua, Dionigi scelse di numerare gli anni secondo un criterio del tutto nuovo, rispetto a quelli che si usavano all'epoca (a partire dalla fondazione di Roma o a partire dall'inizio del regno di Diocleziano o a partire dal principio dei tempi, quest’ultimo calcolato secondo le età convenzionali dei patriarchi biblici) che fu quello di contarli “ab Incarnatione Domini nostri Jesu Christi”, cioè “dall'Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”, pervenendo, altresì, al risultato che l’anno dell’incarnazione (25 marzo) di Gesù Cristo, lo stesso della nascita (25 dicembre), coincidesse con il 753° anno dopo l'anno della fondazione di Roma (Ab Urbe Condita); tale anno, che precede l'anno 1 A.D. , siccome Dionigi non affrontò il problema della numerazione degli anni precedenti alla nascita di Gesù Cristo, fu deciso solo in epoca successiva di chiamarlo anno 1 a.C. , passando direttamente dall'anno 1 a.C. all'anno 1 A.D. ; infatti, Dionigi chiamò l’ “anno 1” il primo anno dell'era cristiana, non esiste un “anno 0”; Dionigi non conosceva lo "0", infatti, la parola latina “nulla” nella terza colonna della sua tabella di Pasqua non significa “0”; nell'Europa medioevale, lo "0" venne introdotto non prima del secondo millennio dell'era cristiana.

   Così, essendo il fondatore dell'era cristiana, al giorno d'oggi congiuntamente al calendario gregoriano (dall'anno 1582) di gran lunga il sistema cronologico più esteso sulla terra, Dionigi è stato anche il fondatore della cronologia storica generale.

   La data di nascita di Gesù Cristo era stata da Dionigi stesso determinata con un calcolo impreciso (canonico) basato sui Vangeli e sui documenti storici che aveva a disposizione, che non indicavano in maniera precisa la data di nascita di Gesù Cristo.

   La data tradizionale per la nascita di Gesù Cristo è quindi il 25 dicembre dell'anno 1 a.C., una settimana prima che iniziasse l'anno 1 A.D. .

   Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell'Incarnazione di Gesù Cristo è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma essendo Gesù Cristo, secondo la tradizione, nato il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno (il concepimento si celebra nella festa dell'Annunciazione il 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale).

   Questa datazione è oggi oggetto di dibattito: alcuni scrittori sostengono che i calcoli di Dionigi sarebbero errati e la data di nascita di Gesù Cristo vada collocata, in base all'interpretazione dei vangeli, tra l’anno 7 e l’anno 4 a.C. ; la data comunemente accettata per la morte di Erode il Grande, sotto il cui regno nacque Gesù Cristo, è infatti il 4 a.C. ; Gesù Cristo quindi non può essere nato dopo quella data; questa ipotesi non rispetterebbe la tradizione che vuole pari a 33 anni l'età di Gesù Cristo al momento della sua crocefissione e dato che il Vangelo di Luca afferma che la predicazione di Giovanni Battista ebbe iniziò "nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare", cioè nell’anno 29 A.D. , e che la successiva predicazione di Gesù Cristo durò almeno tre anni, anticipare la nascita di Gesù Cristo da 7 a 4 anni rispetto ai calcoli di Dionigi significa affermare che Gesù Cristo morì all'età da 29+3+7=39 anni a 29+3+4=36 anni ; se invece gli storici riuscissero ad avvalorare, con prove concrete, l’ipotesi che Erode fosse morto nel 3 A.D., quindi dopo la nascita di Gesù Cristo, mentre nel 4 a.C. avrebbe soltanto associato a sé i propri figli nel regno, il calcolo di Dionigi risulterebbe esatto.

   La numerazione di Dionigi si diffuse in tutto il mondo cristiano, inizialmente in Italia, nelle tavole di cicli pasquali e nelle cronache. Intorno al VII secolo passò ai documenti pubblici e privati. Già nell'VIII secolo lo si trova negli atti dei sovrani franchi e inglesi, mentre nel X secolo è conosciuto in tutta l'Europa occidentale.

Calendario gregoriano

   Il calendario gregoriano è il calendario ufficiale della maggior parte dei paesi del mondo. Esso prende il nome da papa Gregorio XIII, che lo introdusse nell’anno 1582, con la bolla papale “Inter gravissimas” promulgata dalla sua residenza di Villa Mondragone (presso Monte Porzio Catone, Roma). È una modificazione del calendario giuliano, che era in vigore in precedenza, in accordo con la proposta formulata da Luigi Lilio.

   Si tratta di un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni. L'anno si compone di 12 mesi di durate diverse (da 28 a 31 giorni), per un totale di 365 o 366 giorni. Gli anni di 366 giorni sono detti bisestili.

   I nomi dei mesi del calendario gregoriano sono:
1. gennaio (31 giorni)
2. febbraio (28 giorni, 29 negli anni bisestili)
3. marzo (31 giorni)
4. aprile (30 giorni)
5. maggio (31 giorni)
6. giugno (30 giorni)
7. luglio (31 giorni)
8. agosto (31 giorni)
9. settembre (30 giorni)
10. ottobre (31 giorni)
11. novembre (30 giorni)
12. dicembre (31 giorni).

   I giorni di ciascun mese sono identificati da una numerazione progressiva, a partire da 1. Così ad esempio il primo giorno dell'anno è il 1º gennaio, mentre l'ultimo è il 31 dicembre.

   Come già detto, secondo il calendario giuliano, sono bisestili gli anni la cui numerazione è multipla di 4: l'anno giuliano medio dura quindi 365 giorni e 6 ore (la media di tre anni di 365 giorni e uno di 366).

   Questa durata non corrisponde esattamente a quella dell'anno solare medio, che si ricava dalle osservazioni astronomiche: quest'ultimo infatti è più corto di 11 minuti e 14 secondi. Di conseguenza, il calendario giuliano accumula un giorno di ritardo ogni circa 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni.

   Tra l’anno 325, anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua, e l’anno 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni. Questo significava, ad esempio, che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più iniziare il 21 marzo, ma l'11 marzo.

   Così la Pasqua, che sarebbe dovuta cadere la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, veniva spesso a cadere nella data sbagliata. Papa Gregorio XIII si rese conto che la Pasqua, di quel passo, avrebbe finito per essere celebrata in estate. Decise quindi che era giunto il momento di affrontare la questione. Per riformare il calendario giuliano papa Gregorio XIII nominò una commissione di esperti, presieduta dal matematico bavarese Cristoforo Clavio, gesuita. Ai lavori diedero un contributo decisivo il medico calabrese Luigi Lilio, il matematico ed astronomo siciliano Giuseppe Scala e il matematico perugino Ignazio Danti. Per sistemare il calendario giuliano furono usate le misurazioni dell'astronomo Niccolò Copernico, pubblicate nel 1543 (anno della sua morte). Venne dunque stabilito di:

1. recuperare i giorni perduti, in modo da riallineare la data d'inizio delle stagioni con quella che si aveva nell’anno 325;
2. modificare la durata media dell'anno, in modo da prevenire il ripetersi di questo problema.

   Il calendario gregoriano entrò subito in vigore il 15 ottobre 1582.

   Per recuperare i dieci giorni perduti, si stabilì che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre; inoltre, per evitare interruzioni nella settimana, si convenne che il 15 ottobre fosse un venerdì, dal momento che il giorno precedente, il 4 ottobre, era stato un giovedì.

   Per modificare la durata media dell'anno, venne cambiata la regola che decide gli anni bisestili: secondo la nuova regola, gli anni la cui numerazione è multipla di 100 sono bisestili soltanto se essa è anche multipla di 400: vale a dire, sono bisestili gli anni 1600, 2000, 2400…, mentre non lo sono gli anni 1700, 1800, 1900, 2100, 2200, 2300, ... .Tutti gli altri anni la cui numerazione è multipla di 4 rimangono bisestili.  Per i secoli precedenti resta valido il calendario giuliano quindi gli anni 1500, 1400, 1300, ... sono tutti bisestili.

   Quindi nel calendario gregoriano ci sono 97 anni bisestili ogni 400 anni... mentre nel calendario giuliano ci sono 100 anni bisestili ogni 400 anni. L'anno gregoriano medio è quindi di 3/400 di giorno, cioè 10 minuti e 48 secondi, più corto dell’anno giuliano: la differenza dall'anno solare è di soli 26 secondi (in eccesso). Questa discrepanza equivale a circa un giorno ogni 3.323 anni, quindi essendo stato istituito nell'anno 1582 occorrerebbe sopprimere un giorno soltanto nell'anno 4905.

   Il calendario gregoriano guadagna un giorno rispetto a quello giuliano ogni volta che "salta" l'anno bisestile: così la differenza, che era di 10 giorni nell’anno 1582, è diventata di 11 giorni nell’anno 1700, di 12 giorni nell’anno 1800 e di 13 giorni nell’anno 1900; nell’anno 2100 diventerà di 14 giorni, nell’anno 2200 di 15 giorni, e così via.